Orval

E' forse il birrificio Trappista con la maiuscola, viene prodotta all'interno dell'Abbazia Cistercense di Notre-Dame D'Orval.

Documenti fanno risalire la fondazione dell'Abbazia attorno al 1000 d.C., ma se parliamo di birra, diciamo che la datazione più corretta è 1628, per la prima volta in un documento si accenna chiaramente alla produzione di birra e vino per il consumo dei monaci. Il birrificio per come è giunto ai giorni nostri, risale agli anni 30 del secolo scorso, grazie anche all'impiego e ai fondi laici. Progettato da henry Vaes, tra l'altro autore del design iconico della bottiglia.
Orval è la prima birra trappista consumata in Belgio.

Michael Jackson ha definito Orval uno «splendido aperitivo» e un «classico mondiale». Il suo gusto caratteristico si deve principalmente a due aspetti produttivi, Il primo è l'uso del dry hopping (luppolatura a freddo), tecnica di origine anglosassone che prevede di aggiungere grossi quantitativi di luppolo durante le tre settimane della maturazione. L'altro è l'aggiunta, alla fine della maturazione, di ceppi di Brettanomyces bruxellensis, lieviti selvaggi tipici del Belgio. I luppoli utilizzati sono Hallertau, Styrian Goldings e Strisselspalt.

Come in tutti gli altri birrifici trappisti, la birra è venduta solo per supportare economicamente il monastero e per altre opere di bene ed è l'unico che prevede personale laico all'interno della fabbrica.

Produce un solo tipo di birra nella sua caratteristica bottiglia a forma di birillo da bowling. Nell'annesso locale è possibile bere la Vert, una birra alla spina di circa 4,5 gradi, mentr eun tempo si poteva, con un po' di fortuna bere anche la Petit Orval, che era destinata al consumo diretto dei monaci, in una versione più light e diluita in acqua.

L'impianto riesce a riempire 24 000 bottiglie all'ora. 70000 litri l'anno e solo il 15% di questo è esportato all'estero!
Prima di essere distribuita, la birra viene lasciata maturare sul sito alla temperatura di 15 °C per almeno quattro settimane. La birra che viene venduta presso l'abbazia viene maturata per sei mesi.

La Leggenda d'Orval : stando a questo racconto, Matilde di Canossa stava visitando il luogo, quando smarrì l'anello nuziale in un fiume. Dopo aver pregato affinché tornasse in possesso dell'anello, una trota apparve sulla superficie dell'acqua con l'anello in bocca. La donna esclamò "Questa è davvero una Valle d'Oro!", da cui deriverebbe il nome "Orval".

Il simbolo dell'abbazia mostra la trota con l'anello in bocca, e quel fiume ancora oggi fornisce acqua al monastero e al birrificio annesso. Una versione della leggenda è riportata nel "Il libro dell'amore" di Kathleen McGowan, autrice della trilogia della Maddalena; in questo secondo libro si parla in modo del tutto nuovo della contessa Matilde, e anche la perdita dell'anello prende un altro significato.

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